La vedete questa foto? È stata scattata a luglio 2020 e ritrae alcuni giovani esponenti durante le primarie dei partiti pro-democrazia di Hong Kong.
Che fine hanno fatto? Molti di loro sono stati arrestati per sovversione al governo di Hong Kong, altri sono stati costretti a scappare dal paese. Senza dimenticare che, dopo le stesse primarie, alcuni esponenti, come Joshua Wong, sono stati considerati ineleggibili dalle autorità di Hong Kong alle elezioni del Consiglio Legislativo (trasposizione del nostro Parlamento).
Da anni la Cina autoritaria di Xi Jinping sta sgretolando l’indipendenza legittima di Hong Kong. La gente, i giovani ed i politici liberi insorgono, scendono in piazza, nel 2014 entrano nella storia con la rivoluzione degli ombrelli e di nuovo nel 2020 si ribellano alla legge sull’estradizione.
Se ci pensiamo e lo confrontiamo con il contesto occidentale, è tutto così surreale. Eppure sta accadendo davvero, non è un libro.
La gente di Hong Kong vuole difendere i propri diritti civili e politici, la propria identità multiculturale. Con quei giovani abbiamo in comune la forza, le libertà, i sogni, l’inglese, la musica, l’internet libero, in questi giorni anche la mascherina.
Sono esattamente come noi.
Eppure, da oggi in avanti, ad Hong Kong, la democrazia è bandita.
Lee Cheuk-yan, politico e attivista hongkonghese, riporta al The Guardian: “The purpose is twofold. One is to continue putting fear in the minds of the people so they can rule by that fear. And the second is to wipe out any opposition in Hong Kong who might try to challenge them.”
Mi ritorna alla mente il terrore bianco, utilizzato in diversi momenti e luoghi nella storia. Ogni volta lo abbiamo condannato eppure eccoci qua di nuovo. Pechino ha messo sotto scacco Hong Kong.
In più, dopo l’assalto al Congresso americano, ci stiamo ripetendo da giorni che la democrazia va rispettata, coltivata, studiata. Eppure quando si deve faticare, lottare, rischiare la vita per essa, iniziano ad assalirci i ripensamenti.
“Ma ne vale la pena?” “Ma intanto io sto bene così.” “Si va beh, ma intanto qua non accadrà mai.” “Se accadesse qualcosa, noi saremmo capaci di risolverlo in un battibaleno.”
Per concludere, voglio lasciarvi con le parole di Martin Niemöller che possono essere interpretate in vari modi ed applicate a diverse situazioni. In questo caso voglio che siano di sprono per tutti ad attivarsi e lottare per la difesa della democrazia, nostra ed altrui, in Italia ed all’estero.
Prima che sia troppo tardi. Prima di essere divorati dal pentimento. Prima di non avere più il fiato per respirare.
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non era rimasto nessuno a protestare.